All’ingresso della chiesa dei frati cappuccini di Vigevano, le giovanissime Caroline e Barsinia distribuiscono candele e sorrisi. Sono solo due tra i numerosi rappresentanti della comunità copta che insieme a quella cattolica e a quella ortodossa romena, nella serata di venerdì 24 gennaio, ha preso parte alla veglia di preghiera per l’unità dei cristiani presieduta dal vescovo, monsignor Maurizio Gervasoni.
LUCE DEL MONDO Un appuntamento che quest’anno assume un significato particolare, 1700 anni dopo il primo concilio ecumenico di Nicea, tenutosi nel 325. I sorrisi sono quelli dell’accoglienza, le candele che verranno accese dopo l’omelia, a richiamo del rito battesimale, simboleggiano la luce nel mondo che ogni cristiano, su invito ed esempio di Cristo, è chiamato ad essere per gli altri: soprattutto in questo anno giubilare caratterizzato dalla speranza.
Sull’altare insieme al Vescovo e a don Paolo Nagari, responsabile dell’Ufficio missionario incaricato di guidare l’assemblea, padre Sergio Mainoldi del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, don Luca Fratelli e padre Giuseppe Fornoni, guardiano dei frati cappuccini, padre Daniele Makary e padre Davide Faiez della comunità copta, padre Cristian Alexander degli ortodossi romeni.
IL VERO ECUMENISMO «Il concilio di Nicea ha stabilito che Gesù è il verbo incarnato – ha detto il Vescovo nell’omelia – ma è della stessa sostanza di Dio, è azione di Dio stesso. Gesù non è venuto a portarci la salvezza, ma è egli stesso la salvezza. Nell’umiltà di volerci bene c’è la forza di quell’ecumenismo che Dio ci chiede. Spesso, nel corso dei secoli, ce ne siamo dimenticati, ma il fatto che siamo qui a pregare insieme è esattamente il frutto della carità che Dio vuole da noi. Il dialogo ecumenico è paziente volontà di ricerca e perdono, è camminare insieme, nella speranza e nella gioia». Una celebrazione animata dai canti delle varie comunità, rappresentate da molti giovani, vero segno di speranza. Le offerte raccolte nella serata andranno ai padri francescani in Libano, come gesto di attenzione alle tematiche dei bisogni internazionali. Intanto fuori dalla chiesa un altro giovane chiede l’elemosina tenendo un rosario in mano, è un volto noto del GiFra: «Accetto anche pezzi da 50», dice scherzando. Mentre accarezza la statua della Madonna in un angolo sotto i portici, pregando, gli si avvicina un uomo con una banconota. Sono solo 5 euro, ma il volto del giovane si illumina. Lassù qualcuno ha ascoltato anche lui.
Davide Zardo