30 Novembre 2025

“Uomini liberi”, Ambrogio e Agostino a Milano

C’è una Milano che non fa rumore, ma respira nelle pieghe della storia. Una Milano che sa essere madre, severa e accogliente, come certe figure che incontriamo una sola volta nella vita e che per sempre ci cambiano lo sguardo. È in questo spirito che nasce “Uomini liberi. Ambrogio e Agostino a Milano”, lo spettacolo firmato da Luca Doninelli e Giacomo Poretti, con Poretti stesso in scena accompagnato dalla musica dal vivo del Mascoulisse Quartet.

UN INCONTRO TRA GIGANTI Un appuntamento realizzato con il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano e promosso dalla Diocesi di Vigevano, con il patrocinio della Basilica di Santa Maria Maggiore di Lomello nel suo millenario cammino e del progetto nazionale dei pellegrinaggi. Il 5 dicembre, alle 20.30, nella cornice solenne e luminosa della Cattedrale di Sant’Ambrogio a Vigevano, andrà in scena qualcosa che somiglia più a un incontro che a un semplice spettacolo. Perché Ambrogio e Agostino, prima di diventare giganti della storia, furono due uomini che si cercarono, si riconobbero, e da quella scintilla nacque un destino che ancora oggi riverbera nelle nostre domande più intime. Doninelli tesse le parole, Poretti le abita, con quella sua capacità rara di raccontare l’inquietudine e la grazia senza mai appesantire il passo.

MILANO, UN PERSONAGGIO Sullo sfondo, una Milano che non è solo luogo, ma personaggio: la città che costringe a crescere, a confrontarsi con il proprio talento, a capire cosa farne davvero. Ambrogio, il vescovo venuto dalla Germania, politico e pastore insieme; Agostino, l’insegnante di retorica africano, inquieto, gentile, in fuga da se stesso. Due stranieri, eppure profondamente milanesi in quel loro cercare un senso dentro la grande fucina urbana.

Lo spettacolo — prodotto da Teatro de Gli Incamminati, in collaborazione con deSidera Bergamo Festival e con il sostegno del progetto “Sacro e Teatro” — è a ingresso libero.

STRADE CHE CAMBIANO Un dono più che un evento: un momento per respirare, ascoltare, magari ritrovarsi. Perché la libertà, suggerisce la voce della scena, non è mai una conquista rumorosa: spesso è il gesto silenzioso di riconoscere chi siamo davvero, e quali incontri ci cambiano la strada. Il 5 dicembre, la Cattedrale diventerà un porto. E forse, per una sera, saremo tutti un po’ Ambrogio e un po’ Agostino: stranieri, viandanti, eppure sorprendentemente a casa.

Dz

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