Laici che parlano ai laici. È uno dei tratti più autentici e rivoluzionari del cammino sinodale voluto da papa Francesco, con un processo iniziato nelle diocesi e oggi proiettato in una dimensione universale, affrontando una serie di temi suddivisi in tre fasi: ascolto (2021-2022) con la nascita dei gruppi sinodali nelle parrocchie, e l’invito a raccogliere voci diverse, anche di chi non frequenta; fase sapienziale (2022-2023) con momenti di dialogo e sintesi a livello regionale, e contributi da seminari, operatori pastorali, teologi; fase di azione pastorale (2024-2025) con l’elaborazione di linee guida per l’azione concreta, in vista del Giubileo.
L’11 GIUGNO Per fare il punto della situazione nella diocesi di Vigevano, mercoledì 11 giugno si è tenuto un incontro conclusivo col vescovo monsignor Maurizio Gervasoni, incentrato sul programma pastorale. Dopo un momento di preghiera per i vespri in Duomo, nella cappella di san Carlo, i coordinatori provenienti da tutta la diocesi si sono riuniti in seminario per un laboratorio di confronto sulle esperienze raccolte quest’anno e sui programmi per il 2026. A Vigevano il sinodo è formato da due referenti (monsignor Mario Tarantola e Anna Maria Bellazzi), un’equipe di 9 persone incaricate di esaminare a livello generale le problematiche, e 38 coordinatori impegnati ad attuare le indicazioni del Vescovo sul piano pastorale. «Nel biennio 2022-23 – spiega Anna Maria Bellazzi – si è trattato il tema della liturgia, nel 2023-24 le prassi pastorali, e nel 2025 è stata la volta di una riflessione sul tema della politica, mentre l’obiettivo del 2026 è realizzare uno stile di partecipazione secondo il Vangelo, attuando percorsi sinodali. La buona vita sociale chiede una partecipazione responsabile che si costruisce con un cammino che favorisca la conversione al Vangelo e la testimonianza. Quest’anno il tema sociopolitico prevedeva una prima fase di tre incontri per ognuno dei cinque vicariati, con un momento introduttivo a cura del Vescovo e un laboratorio esperienziale, e una seconda fase con due laboratori su temi specifici, dal titolo “Và e fa lo stesso” e “Voi siete la luce del mondo”,
per riflettere su situazioni locali riguardo all’atteggiamento della carità. In tutto abbiamo registrato 800 partecipazioni in tutta la diocesi.
I LABORATORI Ma come funziona un laboratorio esperienziale? «È suddiviso in tre momenti. Si inizia col lancio del tema attraverso un’immagine, una storia o un gesto, anche un brano musicale, insomma qualcosa che coinvolge tutti i sensi. Poi avviene il confronto con la suddivisione in gruppi guidati ciascuno da un coordinatore che sollecita la discussione grazie a qualche domanda. L’ultima fase dei lavori vede il rientro in sede generale con una sintesi conclusiva che permette ai partecipanti di portare a casa diversi spunti di riflessione. Ho visto realtà anche piccole in cui la sinodalità funziona. A nome dell’equipe posso dire che è un’esperienza bellissima e arricchente. Stiamo andando in una buona direzione, c’è molto fermento in questo cammino personale di spiritualità. È un momento di grande crescita per i laici: è una questione non tanto di organizzazione ma di rapporto tra fratelli laici che si parlano gli uni con gli altri. È un percorso personale, ma anche comunitario: di spiritualità, di crescita, di fiducia». Il cammino sinodale a Vigevano è dunque un sentiero aperto, un respiro comunitario che intende includere ogni voce — anche quelle più timide — nella trama viva di una Chiesa che vuole ogni giorno di più, un passo alla volta, “camminare insieme”.
Davide Zardo