16 Aprile 2025

La Messa crismale tenuta questo mercoledì sera a cura di mons. Gervasoni

Messa crismale: il perdono e la verità della speranza

Un momento intenso, vissuto come un cammino di verità e speranza, nella luce del mistero pasquale che si avvicina. È la Messa crismale presieduta dal vescovo Maurizio Gervasoni nella cattedrale di Sant’Ambrogio, mercoledì sera, in via straordinaria rispetto alla consueta mattina del Giovedì Santo.

SPERANZA E INGANNO Un cambio dettato dal desiderio di valorizzare il contesto dell’anno giubilare, dedicato ai pellegrini della speranza. Nell’omelia il Vescovo ha tracciato una riflessione lucida e profonda sulle contraddizioni del tempo presente, intrecciando il tema della speranza con quello dell’inganno, in un’epoca segnata da tensioni internazionali, sfiducia sociale e faticosa partecipazione ecclesiale. «Viviamo questo momento liturgico – ha detto monsignor Gervasoni – nel contesto dell’anno giubilare dei pellegrini di speranza, che ci spinge a guardare alle provocazioni della storia, della politica e della vita ecclesiale attuale». Una società stanca, ferita da «una politica sempre più muscolare e meno giusta», da «venti di guerra», dalla crescente concentrazione della ricchezza e da un impoverimento diffuso. Anche la Chiesa è toccata da dinamiche simili: soluzioni facili, attivismo privo di discernimento, rassegnazione. «L’esigenza di rileggere la nostra vita dalla prospettiva della speranza è oggi quanto mai utile», ha osservato il Vescovo. Il Giubileo diventa allora una risposta ecclesiale al tempo presente, che illude e confonde.

Il primo passo è un cammino paziente di conversione, attraverso il riconoscimento delle nostre colpe. Non si tratta solo di sentirsi ingannati, ma di riconoscere che anche noi abbiamo agito male.

GRAZIA DEL PERDONO La confessione, in questo senso, non nasce da un senso di colpa sterile, ma da un desiderio di verità e giustizia: «Forse non è solo destino avverso o colpa altrui, ma anche nostra». Nella denuncia del male e nel dolore del riconoscimento, la grazia del perdono si fa strada come possibilità concreta di salvezza. Non si tratta solo di morale, ma di un dono da accogliere: il perdono come evento gratuito che ridà senso e futuro. Questa consapevolezza conduce a una confessione «interiore, ma pubblica», perché è «sotto lo sguardo di tutti che acconsentiamo a non ingannare e a non fuggire». Il perdono dunque giunge come dono non morale, ma come grazia. «Anche nelle vicende della colpa – ha detto il Vescovo – è l’esperienza gratuita del perdono che ci apre gli occhi: non c’è solo vendetta, ma fiducia che nasce dall’incontro con l’inganno». La speranza cristiana non si fonda sul merito, ma sul mistero pasquale e sull’amore gratuito di Dio. È in Cristo crocifisso e risorto che si genera una vita nuova, di comunione e perdono. «Dio è Padre misericordioso – ha concluso monsignor Gervasoni – che ci invita a lasciarci convincere dalla bellezza dell’amore creativo. Cambiare vita significa aprirsi alla testimonianza dello stesso amore, seguendo Gesù e lo Spirito che ci è donato». Al termine, il Vescovo ha ricordato che la Messa crismale, con la consacrazione degli oli e il rinnovo delle promesse sacerdotali, è un atto di lode per il dono della comunione. Ad arricchire la celebrazione, i giubilei sacerdotali: 60 anni per don Antonio Lova e don Gabriele Rossi, 25 per don Alessandro Gallotti. E nella preghiera, il ricordo commosso dei presbiteri e diaconi defunti nel corso dell’anno: don Antonio Lunghi, don Giorgio Mangano, don Pietro Nardi, don Gianalberto Valdeterra, monsignor Pierluigi Gusmitta, fra Pier Renzo Provera.

Dz

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