La notizia è di quelle che riempiono di orgoglio l’intera comunità diocesana: il Presidente della Repubblica ha conferito a monsignor Maurizio Gervasoni l’onorificenza dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana con il grado di Cavaliere. Un riconoscimento civile prestigioso, che è stato consegnato dal prefetto di Pavia Francesca De Carlini il 25 novembre e va a premiare non solo il ministero pastorale del vescovo di Vigevano, ma anche la sua costante attenzione allo sviluppo umano e sociale del territorio.
IL RICONOSCIMENTO L’Ordine al Merito della Repubblica è la più alta distinzione dello Stato italiano e viene assegnata a cittadini che si distinguono per meriti verso la Nazione: chi contribuisce alla crescita culturale, civile, economica o sociale del Paese. Nel caso del vescovo Gervasoni, l’onorificenza parla con chiarezza del valore di un servizio vissuto con discrezione e continuità, radicato nel Vangelo e capace di generare comunità. Da quando è giunto a Vigevano, nel 2013, monsignor Gervasoni ha interpretato il suo ruolo episcopale con uno stile sobrio ma determinato, accompagnando parrocchie, sacerdoti e laici in un tempo di cambiamenti profondi.
La sua guida ha saputo valorizzare percorsi di corresponsabilità, rinnovamento pastorale e attenzione alle nuove generazioni, stimolando la diocesi a guardare avanti con fiducia e realismo.
PASTORALE SOCIALE Accanto all’azione pastorale, però, c’è un capitolo che questa onorificenza mette ulteriormente in luce: l’impegno sociale del Vescovo. Con sensibilità maturata anche nei suoi precedenti incarichi, monsignor Gervasoni non ha mai smesso di richiamare l’urgenza di un territorio più attento alle fragilità, capace di non lasciare indietro nessuno. Lo dimostra il sostegno costante ai servizi della Caritas, l’incoraggiamento a progetti contro la povertà educativa, la vicinanza alle famiglie colpite da crisi lavorative e la promozione di collaborazioni virtuose tra istituzioni civili ed ecclesiali. Chi lo incontra sa che il suo sguardo si posa spesso su chi fatica di più: non con un approccio assistenzialista, ma credendo nella dignità di ogni persona.

LA BIOGRAFIA Un’impostazione che gli deriva dal percorso biografico. Nato a Sarnico, in provincia di Bergamo, il 20 dicembre 1953, il vescovo Gervasoni compie la propria formazione nei seminari della diocesi bergamasca. L’11 giugno 1977 viene ordinato sacerdote dall’arcivescovo Clemente Gaddi. Successivamente si trasferisce a Roma, dove completa la formazione presso il Pontificio seminario lombardo, conseguendo il dottorato in teologia alla Pontificia Università Gregoriana, nel 1982. Tornato in diocesi, ricopre numerosi incarichi pastorali e accademici. Dal 1982 al 2012 è docente di antropologia teologica. Nel corso degli anni assume vari ruoli di responsabilità nella vita diocesana, tra cui la direzione degli uffici per la pastorale sociale, del lavoro e dell’economia, e dell’ufficio per la pastorale della cultura. È inoltre presidente della Caritas diocesana dal 1993 e, dal 1997, delegato vescovile per l’annuncio della Parola e per la liturgia. Nel 1999 papa Giovanni Paolo II gli conferisce il titolo di prelato d’onore di Sua Santità. Nel 2012 assume l’incarico di prevosto della parrocchia di Santa Lucia e di vicario episcopale per la città di Bergamo, mentre dal 2010 al 2013 è docente di storia delle religioni all’Università degli Studi di Bergamo. Il 20 luglio 2013 papa Francesco lo nomina vescovo di Vigevano. Riceve l’ordinazione episcopale il 28 settembre dello stesso anno nella cattedrale di Bergamo (a celebrare il cardinale Dionigi Tettamanzi, all’epoca amministratore apostolico a Vigevano) e fa il suo ingresso nella diocesi il 5 ottobre. Durante il suo ministero avvia, nel 2018, un sinodo diocesano dedicato al tema delle unità pastorali, con l’obiettivo di riorganizzare il territorio e favorire nuove forme di collaborazione tra le comunità. A livello regionale e nazionale è delegato per la pastorale giovanile, del lavoro e per la pastorale sociale presso la Conferenza Episcopale Lombarda. Partecipa inoltre ai lavori della Commissione episcopale per la famiglia, i giovani e la vita della Cei.
«Per me è un invito a insistere nel percorso»
«No, non me lo aspettavo assolutamente. Quando me lo hanno detto ho pensato che fosse una bufala, non ci credevo». Il vescovo Gervasoni è felice del riconoscimento che gli è stato conferito, ma allo stesso tempo non perde il tipico understatement bergamasco e preferisce concentrarsi, più che sull’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana, sulle motivazioni che hanno portato all’attribuzione. «L’ho presa come un invito a insistere nell’impegno che ci siamo assunti – spiega – visto che la partecipazione alla democrazia e allo Stato è sempre più formalistica e non supportata o incrementata da entusiasmo sociale, questo momento rappresenta l’occasione per dire che occorre impegnarsi di più, valorizzando la partecipazione e l’apporto delle categorie sociali alla vita democratica».

IL PROGRAMMA PASTORALE Monsignor Gervasoni nel 2024 ha lanciato un percorso triennale pastorale dedicato proprio all’ambito socio-politico. Il primo anno è stato dedicato a un inquadramento teorico a partire dalla Sacra Scrittura della questione dell’impegno sociale e politico, il secondo – che è iniziato a ottobre con l’Assemblea diocesana – vuole entrare nelle comunità che compongono la comunità della Diocesi per accompagnarle «a riscoprire il senso della partecipazione sinodale alla vita della Chiesa non solo come servizio “funzionale”, ma come espressione di corresponsabilità e discernimento comunitario nella sinodalità. Insomma vivere la testimonianza della carità in dinamiche comunitarie di ascolto del Vangelo ispirate dallo Spirito Santo». Il terzo sarà dedicato alla messa a terra delle buone pratiche emerse durante il percorso. Al centro le “periferie esistenziali” che, lasciate ai margini, sfilacciano la trama della partecipazione alla vita sociale e democratica italiana. I poveri, la salute, le famiglie, i giovani e il disagio educativo, la povertà spirituale, in linea col rapporto Caritas sulla povertà pubblicato la scorsa settimana e intitolato “Fuori campo” riferendosi, si legge nell’introduzione, a
ciò che non si vede, ma che pure dà senso a tutto il resto. È la parte invisibile, laterale, quella che sfugge allo sguardo immediato, ma che sostiene la scena.
BENE COMUNE La stessa attenzione anima anche il compito pastorale e di conseguenza civile che il vescovo Gervasoni ha voluto assegnare alla Diocesi e alla comunità diocesana, un’attenzione che ora ha anche il riconoscimento della Presidenza della Repubblica. «Credo – spiega mons. Gervasoni – che questo premio si riferisca a un tipo di presenza e di azione sociale che lo Stato rileva come significativa per il bene comune». Durante l’Assemblea diocesana il vescovo aveva riflettuto sull’immagine della manna, al centro del Programma Pastorale: «La manna costruisce una comunità intorno al bisogno. Non si può edificare una comunità senza riconoscere e condividere il bisogno dell’altro».
don Carlo Cattaneo (ha collaborato Af e Gds)

